Inaugurazione della mostra di Stanley Brouwn in galleria sabato scorso.
Vietato pubblicare immagini dei lavori in mostra.
«Lo conosco da sempre. Il suo famoso libro, ormai oggetto di culto, this way brouwn pubblicato da Walter König nei primi anni '60, in cui raccoglieva le indicazioni scritte chieste ai passanti dispersi nei canali di Amsterdam, lo conservo gelosamente.
Quando ho aperto la
galleria, nel 1973, Stanley era uno dei miei obiettivi. Prima di rivolgermi a
lui per una mostra ho acquistato a Napoli, da Lucio Amelio, due opere sue: un
paio di scarpe con le quali Brouwn aveva attraversato la città camminando lungo
Spaccanapoli, e due cassetti tipici con le schede dei passi.
Forte del bottino, certo che
il mio acquisto lo avrebbe favorevolmente impressionato testimoniando il mio
interesse per lui ed il suo lavoro, un giorno chiamo Stanley mettendo sul
piatto anche la mia amicizia con Adriaan van Ravensteijn, il suo gallerista di
Amsterdam. Macché, telefonata breve, gentile ma risposta ferma. Niente da fare.
Diciamo che ho accantonato
il pensiero per trent'anni, ma siccome sono un fondista, ecco che torno alla
carica nel 2011, grazie anche alle raccomandazioni di un amico collezionista
belga. Questa volta Stanley Brouwn è lieto di ricevermi; adesso con Google sai
subito tutto sul tuo interlocutore, e in quarant'anni di carriera ho lasciato
molte tracce. Abbiamo passato un giorno intero ad Amsterdam camminando per i
canali, gli stessi dove quarant'anni fa Stanley dava indicazioni ai turisti
dispersi. Ancora una volta this way brouwn...»
in Pizzini-Sentences.Vol.II, Mousse, 2013
Stanley Brouwn, uno degli
artisti più radicali dell'arte concettuale, persegue dai primissimi anni
Sessanta una forma d'arte legata alle sue (e altrui) misure corporali.
Celebri i suoi this way brouwn: l’artista, fermando
passanti per strada ad Amsterdam, città dove risiede, chiede loro indicazioni che
gli vengono restituite attraverso disegni.
I suoi libri recenti hanno
tutti le stesse dimensioni e identica impostazione. Di formato quadrato,
caratteri in Helvetica, anche la pubblicazione edita in questa occasione elenca
i passi che Brouwn ha fatto tra 2005 e 2006, esattamente dal 12.12.2005 ed il
1.1.2006. Ogni giorno di questi Brouwn ha contato i passi. Curioso capire
quanti ogni volta. Una nota che non poteva sfuggire: a Natale (25.12.2005)
Stanley ha camminato poco, meno del solito.
Anche la scelta delle date è
sintomatica: due cifre tonde 12.12 come inizio e 1.1 come data finale. Minimi
indizi, per un lavoro non privo di una sottile ironia, per chi la sa
cogliere...
La “mostra” di Stanley
l’abbiamo inseguita da anni, direi dall’inizio della nostra attività.
Adesso è giunto il momento
ma… siccome Brouwn è un artista particolare, anche la “mostra” lo sarà.
Manca una settimana all’inaugurazione,
sappiamo solo che sarà qualcosa di molto speciale. I lavori non sono ancora
stati trasmessi: Stanley detterà le opere al telefono. Manterrà una distanza
tra sé e la galleria (d’altronde il suo lavoro è sempre stato sulla distanza,
sulle misure, sui passi, sul tempo che trascorre).
Un metodo di
“raffreddamento” dell’opera di un artista concettuale della primissima ora, che
trae le conseguenze più estreme dagli assunti di questa corrente artistica.
L’arte concettuale tiene
banco dai primi anni Sessanta, avendo contribuito a fare chiarezza e pulizia
nel mondo dell’arte dove si accavallano opposte tendenze che si negano
reciprocamente.
Una mostra da non perdere
per capire quale rapporto può a volte intercorrere tra artista e gallerista per
raggiungere risultati comuni, anche se non immediatamente evidenti, come in questo
caso.
MM